domenica 26 febbraio 2012

L'ITALIA CHE VORREI

Il debito pubblico, una frase ricorrente, penso a quante volte nella mia vita ne ho sentito parlare e quante volte l'abbia letta nei vari giornali. Posso dire che nel corso di tutta la mia vita mi ha accompagnata come una madre, come un padre segue il percorso del proprio figlio. Non è una novità ma purtroppo uno stillicidio, una goccia che perde piano piano dal rubinetto fino ad esaurire tutta l'acqua.....Mi chiedo chi ha rotto il rubinetto e perché nessuno è riuscito o ha voluto aggiustarlo? Un Paese è come un'azienda bisogna far quadrare i conti. In Italia chi ci ha governato non è stato capace di farlo e noi ne paghiamo le conseguenze. Mi chiedo se sia giusto che io debba pagare per chi non ha saputo governare o ne ha tratto solo vantaggi personali per arricchirsi alle spalle dei cittadini. Non è giusto, non si può agire come si sta facendo ora, chiedendo alla gente sacrifici per gli sbagli degli altri, dei politici ai quali con fiducia abbiamo dato il nostro voto per rappresentarci e non lo hanno mai fatto. Mi chiedo se non gli pesa questa responsabilità. Essere un politico, secondo me, è una missione e con tale spirito devi lavorare solo ed esclusivamente per il bene del tuo Paese e del popolo che rappresenti. Quanto ingenue possono sembrare queste parole, ma è quello in cui io credo. Il politico non si deve mai allontanare dal suo elettore, dal cittadino. Non deve avere quell'arroganza, quella superiorità sapendo che grazie a lui detiene quell'incarico. Mi chiedo se le cose possano cambiare, perché devono cambiare se si vuole tornare alla politica vera. Non posso vedere il mio Paese inabissarsi sempre di più in un oceano sempre più profondo e morire affogato. Perché dobbiamo subire, avere un governo non sovrano che chiede a noi, che non abbiamo alcuna responsabilità, di pagare per i loro sbagli, che paghino loro. Il detto:" chi sbaglia paga" vale per tutti, urliamo  ad alta voce questa ingiustizia, la sudditanza che ci rende ogni giorno più deboli, ci toglie ogni dignità. Noi non paghiamo, non vogliamo pagare per le colpe e gli errori degli altri. Svegliamoci! C'è un Italia di gente onesta che non merita tutto questo! Abbiamo tutti il diritto di lavorare, lo dice la costituzione. La mia generazione ha conosciuto un Italia dove il lavoro è un privilegio per pochi, ai nostri figli lasceremo in eredità un Paese dove non potranno realizzare i loro sogni e per sopravvivere dovranno fuggire, questo è giusto? L'Italia deve cambiare altrimenti non abbiamo prospettive se non morire insieme ad essa... 

mercoledì 22 febbraio 2012

domenica 12 febbraio 2012

E' MORTA LA STAR E' MORTA WHITNEY HOUSTON

Non mi piace leggere critiche e giudizi che non condivido e molte volte anche cinici sulla morte di Whitney Houston, la bravissima cantante americana morta ieri. Vorrei solo dire che la bellezza, la ricchezza, l'essere famosi non sono prerogative che possano in qualche modo tenere lontano una malattia atroce come la depressione, la malattia dell'anima, che procura sofferenza come, se non di più, delle altre terribili patologie che affliggono noi tutti esseri umani. Il male oscuro non risparmia nessuno e tante volte non ci sono motivazioni o cause scatenanti. Una "malinconia" che si eredita... tante volte ti prende proprio quando sei all'apice della tua vita, quando tutto ti sorride, quando niente ti viene negato e sei baciato dalla fortuna, per così dire... è allora che forse, io credo, rimani solo... tutti ti lasciano o si allontanano perché pensano tu non abbia più bisogno di loro e che tu abbia veramente tutto per essere felice. Tante volte non sai se sei amato per la tua fama o per quello che sei veramente. Se i tuoi amici sono sinceri. E allora subentra la solitudine che uccide più di ogni altra cosa, cominci a cadere in un tunnel che non riesci a gestire più, credi di non farcela e da li il passo a farmaci e droghe è breve, un attimo dal quale difficilmente si può tornare indietro. Se queste sono le ragioni della morte di una grande star come Whitney Houston o di altre come lei...io dico che siamo tutti un po' colpevoli, colpevoli per non aver sentito il grido di aiuto, lo sconforto, non aver avvertito l'abisso nel quale si sprofonda in momenti come questi, colpevoli di non aver fatto almeno qualcosa perché questo non accadesse...io credo che captare un impercettibile segno che venga lanciato da qualcuno a noi vicino è una grave mancanza da parte di ognuno di noi! Arrivederci Whitney...